Vivere o sopravvivere?

Che differenza c’e’ tra vivere e sopravvivere?
E’ una mera differenza di termine? Vivere è semplicemente nascere, crescere e morire mentre sopravvivere rappresenta la capacità di ritardare il più possibile la morte?
Se non possedessimo una coscienza sì, probabilmente questa definizione basterebbe.
Ma noi una coscienza l’abbiamo, e per quando sia difficile soddisfarla e conviverci non credo ci sia nessuno che vorrebbe rinunciarvi.
Grazie alla nostra coscienza abbiamo la capacità critica di giudicare la nostra vita. Di trarne considerazioni sulla qualità , su come vorremmo condurla e su quanto ci soddisfi o meno. E’ ciò che ci permette di imparare e di evolverci, di continuare a camminare verso un nostro “io” migliore di quello che avevamo quando siamo nati.
Se parliamo di qualità della vita, vivere e sopravvivere non sono più semplici termini che descrivono freddamente un’esistenza. Acquistano invece importanti significati distinti tra loro.
Vivere significa trarre il meglio e il massimo da tutto ciò che ci succede ogni giorno della nostra vita, sia che siamo da soli o con gli altri, sia che lavoriamo o ci riposiamo o ci svaghiamo o che meditiamo sui significati più profondi dell’esistenza.
Sopravvivere significa semplicemente tirare a campare.
Perché è importante tenere sempre a mente questa differenza? Perché nel mondo di oggi tutto ci spinge a cercare di sopravvivere, non di vivere. Se noi pretendiamo di vivere veramente rischiamo di rompere quegli schemi che ci vengono imposti in modo che ognuno di noi sia quel piccolo meccanismo tra tanti che fa girare l’economia, i soldi, il potere di coloro che hanno capito come gestire le masse. Dobbiamo sopravvivere, perché il sistema si mantenga in piedi. Ma chiediamoci: quello che facciamo ogni giorno è davvero vivere? O stiamo solo sopravvivendo?
Che senso ha essere venuti su questo pianeta, in questa incarnazione, che senso ha essere stati creati alla vita se poi non siamo in grado di viverla pienamente?