Non sei qui per essere felice…

(…ma puoi essere felice mentre percorri il tuo cammino)
Nessuno di noi è venuto su questa terra con lo scopo di essere felice.
Può sembrare un inizio piuttosto triste e deprimente, ma non è così. Ci sembra tale solo perché viviamo in un mondo profondamente frustrante e c’e’ così poca felicità in giro e nella nostra quotidianità che qualunque cosa minacci di toglierci anche solo l’impressione di poter essere felici diventa terribile a vedersi e a concepirsi, e di conseguenza tendiamo a rifiutarla.
Mettiamo per un attimo a freno i sentimenti e cerchiamo semplicemente di analizzare i fatti.
Se il nostro scopo nella vita fosse semplicemente di esistere e di essere felici, non ci saremmo incarnati qui. Guerre, povertà , sofferenza, disperazione, egoismo, violenza non fanno di questo mondo un ambiente in grado di veicolare felicità facilmente. Quel poco che abbiamo dobbiamo strapparla coi denti alle avversità che ogni giorno cercano di assediarci.
Quindi non siamo qui per essere felici. Allora cerchiamo di capire dai fatti, e dal mondo che ci circonda, per quale strano motivo dovremmo aver scelto di essere qui (perché che ci crediate o no, l’abbiamo scelto).
Abbiamo un mondo in cui l’esperienza condivisa di miliardi di persone, in unione con le esperienze e le esistenze di miliardi di vegetali e animali, costituiscono un ambiente pieno di avversità ma anche di bellezza, di ostacoli ma anche di gioia, di odio ma anche di amore. L’intera storia documentata della razza umana ci racconta di una dualità di opposti, tra i quali si sviluppano vicende e trasformazioni. Ne evinciamo che questo è un mondo di continuo cambiamento, e questo lo capiamo anche osservando l’enorme proliferazione di forme di vita esistenti sul pianeta, dai batteri alle centinaia di specie vegetali, dai virus agli animali.
Cosa possiamo aspettarci da un essere cosciente che viene inserito in un sistema in continuo cambiamento? Sicuramente l’individuo viene influenzato dall’ambiente, e questo ci porta all’unica conclusione logica: l’individuo cambia, incoraggiato dalle variazioni dell’ambiente fisico e sociale che si verificano attorno a lui. Questo è il comportamento che la natura impone e si aspetta da ognuno di noi.
Ora, se fossimo un animale o un vegetale senza particolare coscienza, ci fermeremmo qui. Cambieremmo e basta, come cambia un albero durante le stagioni o uno scoiattolo che si rifornisce di ghiande e poi va in letargo.
Ma l’essere umano possiede una coscienza, che non gli permette di vivere passivamente i cambiamenti. Ogni cambiamento influenza le nostre percezioni, le nostre opinioni, il modo che abbiamo di guardare il mondo, di considerare noi stessi e gli altri.
Per l’individuo cosciente cambiamento significa imparare.
Ed è questo ciò che noi facciamo vivendo la nostra vita: imparare.
Il nostro spirito si evolve, cambia, si arricchisce grazie ad ogni singola esperienza che viviamo o che subiamo durante la nostra vita terrena.
Lo scopo della vita è così semplice, e al tempo stesso così enorme e grandioso da lasciare senza fiato. Noi siamo spirito e tramite la vita diventiamo di volta in volta più grandi, più saggi, più potenti di quanto eravamo prima di incarnarci. Anche se facciamo poco, anche se non facciamo nulla o sprechiamo la nostra esistenza. Anche solo una manciata di minime esperienze ci permette di essere più avanti di quanto non fossimo prima.
E adesso torniamo al nostro concetto di partenza, alla nostra ossessione di ricerca della felicità . Non è sbagliata, ma non dobbiamo confonderla con il fine ultimo. Allo spirito non interessa più di tanto “essere felice”, perché il suo stato di esistenza non contempla l’essere “infelice”. A lui interessa soltanto imparare ed evolversi. La felicità è qualcosa di cui cominciamo a preoccuparci quando veniamo catapultati in un mondo che cerca di togliercela e in cui se non ci proteggiamo adeguatamente rischiamo di essere “infelici”.
La vita di ognuno di noi è un cammino. La vita serve a far progredire uno spirito, a renderlo migliore e a fargli accumulare maggior esperienza rispetto a prima. Pertanto lo scopo della nostra vita non è essere felici.
Ma nessuno dice che mentre camminiamo non possiamo esserlo. Nessuno dice che per migliorare e far evolvere il nostro spirito non dobbiamo essere felici. Una cosa non esclude l’altra.
La prossima volta che un’esperienza entra nella vostra vita e che vi regala un pugno nello stomaco abbastanza forte da farvi boccheggiare e versare qualche lacrima, non pensiate che sia questo il modo in cui il vostro spirito vuole che viviate.
Il vostro spirito vuole che soffriate per quel pugno, che piangiate, e che dieci minuti o un’ora o un giorno dopo voi siate riusciti a considerare l’esperienza del pugno tra le vostre esperienze, che l’abbiate accettata e inserita in voi stessi, che vi ricordiate di quel pugno ma siate al tempo stesso felici di averlo superato e di essere orgogliosi della nuova esperienza che avete fatto.
Siate felici mentre percorrete il vostro cammino. Nessuno vi darà la felicità come se fosse un diritto acquisito e dovuto. Siete voi che dovete tenerla nella vostra vita e non farla scappare via.